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Siamo ormai certi dell’incertezza

L’attuale crisi ha aperto il dibattito sull’attuale paradigma di crescita. Tuttavia la globalizzazione, l’ultimo grande passo dopo la fine della guerra fredda, è una realtà. Per esempio, un produttore mondiale di automobili “parla” con circa 170 fornitori di primo livello. Questi muovono altri 4.700 fornitori di secondo livello, che a loro volta sono in relazione con circa 31.600 aziende su scala planetaria. L’organizzazione della produzione in altri settori, in corso di concentrazione, è analoga. Per questa ragione, il commercio di beni intermedi, dunque di flussi commerciali tra di loro “collegati”, rappresenta oggi il 56% del commercio di beni ed il 73% del commercio di servizi nei paesi OCSE. Con riferimento ai beni, in Brasile, Cina e India tale quota è superiore al 70%! Dopo un calo nel 2009 a seguito della crisi, tali flussi sono nuovamente in crescita a riprova della validità della global value chain come modello organizzativo della produzione.
 
Con questo modello, uno shock iniziale come un calo della crescita economica mondiale, una modifica dei prezzi delle materie prime, o anche la singola variazione dei tassi di interesse o di cambio in un dato mercato, può dare impulso ad un movimento dei flussi di capitale e dei prezzi delle attività in tutti i mercati tramite legami commerciali, connessioni finanziarie e/o aspettative degli investitori. Il contagio eleva il rischio di eventi avversi nei mercati finanziari, modificando temporaneamente le proprietà “normali” di rischio-rendimento delle classi di attività. Quindi, le variabili di contesto, fino a poco tempo fa ritenute più o meno costanti per le scelte economiche (es. investimento) sono molto più volatili – dunque difficilmente prevedibili – e possono con maggiore facilità assumere valori estremi – verso l’alto o verso il basso – in poco tempo. Proprio le caratteristiche del “cigno nero” di Nassim N. Taleb.
 
Dati recenti confermano che dovremo convivere con queste, adesso fisiologiche, turbolenze dei mercati. Convivere significare conoscere i rischi che derivano dal mutato contesto economico e imparare a gestirli.

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